Il principio su cui si basa il funzionamento dei giroscopi ottici fu
scoperto dal fisico francese Sagnac nel 1913 ed ha trovato inizialmente una sua
applicazione nella costruzione di interferometri e successivamente nei
giroscopi laser ad anello chiuso (RLG, Ring Laser Gyro). Tale principio
consiste nello sdoppiare un unico raggio luminoso in due diversi raggi, che
viaggiano su un medesimo percorso ottico ad anello chiuso; ma in direzioni
opposte: un raggio ruota in senso orario e l'altro in senso antiorario.
Nei giroscopi RLG i raggi rimbalzano fra vari specchi, come mostrato in Fig. 1; nei giroscopi FOG (a fibre ottiche) i raggi scorrono dentro un fascio di fibre ottiche lungo anche 5 Km ed avvolte in spire del diametro di alcuni centimetri.
Quando un raggio si propaga, la sua fase cambia continuamente con la distanza L percorsa e precisamente di 2p radianti per ogni tratto pari alla lunghezza d'onda l; si ha pertanto:
Nei giroscopi RLG i raggi rimbalzano fra vari specchi, come mostrato in Fig. 1; nei giroscopi FOG (a fibre ottiche) i raggi scorrono dentro un fascio di fibre ottiche lungo anche 5 Km ed avvolte in spire del diametro di alcuni centimetri.
Quando un raggio si propaga, la sua fase cambia continuamente con la distanza L percorsa e precisamente di 2p radianti per ogni tratto pari alla lunghezza d'onda l; si ha pertanto:
a = 2 p L / l
con l = c / f, dove f è
la frequenza del raggio luminoso e c è la velocità della luce.
Nel caso in cui il giroscopio sia fisso rispetto ad un sistema inerziale, i due raggi percorrono lo stesso cammino, anche se in direzioni opposte, arrivando nel ricevitore con la stessa fase. Diversa è la situazione in cui l'intero sistema ruota attorno ad un asse passante per O (asse sensibile del giroscopio) e con velocità angolare W; in tal caso il percorso del raggio concorde con il verso di rotazione tende ad allungarsi, mentre quello dell'altro raggio tende ad accorciarsi per cui la differenza di fase F dei segnali che arrivano nel ricevitore non è più nulla, ma assume la seguente espressione:
Nel caso in cui il giroscopio sia fisso rispetto ad un sistema inerziale, i due raggi percorrono lo stesso cammino, anche se in direzioni opposte, arrivando nel ricevitore con la stessa fase. Diversa è la situazione in cui l'intero sistema ruota attorno ad un asse passante per O (asse sensibile del giroscopio) e con velocità angolare W; in tal caso il percorso del raggio concorde con il verso di rotazione tende ad allungarsi, mentre quello dell'altro raggio tende ad accorciarsi per cui la differenza di fase F dei segnali che arrivano nel ricevitore non è più nulla, ma assume la seguente espressione:
F = Da = (2 p L D / cl)
W
dove:
|
L =
lunghezza del percorso ottico o delle fibre ottiche nei FOG
D = diametro del percorso o della bobina nei FOG W = velocità angolare del giroscopio attorno al suo asse sensibile |
Il fattore davanti alla velocità angolare W è chiamato fattore
di scala ed è un indicatore della sensibilità dello strumento; più è
alto tale fattore, più lo strumento è in grado di misurare velocità angolari
molto basse, come ad esempio nel caso di quella terrestre. Come si vede il
fattore F dipende dai dati geometrici del percorso ottico e precisamente, nel
caso dei FOG, dalla lunghezza delle fibre ottiche e dal diametro delle spire.
Analizzando la precedente espressione si comprende come, a parità di
volume, i giroscopi a fibre ottiche (FOG) siano molto più sensibili dei giroscopi
laser (RLG), ad esempio, con un diametro D = 8 cm dell'elemento
sensibile, si hanno percorsi ottici di alcuni Km (L = 1÷5 Km) nel
primo caso e di soli 25 cm nel secondo caso (L = p D).
Ovviamente questo è una parte che c'è da sapere sulle girobussole. Per sapere altro clicca qui.
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